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MAMME DI CATANIA
Lo spazio dedicato alle Mamme di Catania

Care mamme, in questa sezione troverete degli interessanti articoli di Susanna Impegnoso relativamente al rapporto bambini/tv ed in particolare con i cartoni.
Susanna  è una mamma laureata in Scienze Politiche, indirizzo politico-sociale, e si occupa di Sociologia dei Gruppi e Sociologia dei Media, in particolare di fumetti e cartoni animati giapponesi, e di argomenti attinenti la cultura giapponese.
Per qualsiasi curiosità o consulenza ponete i vostri quesiti a mammedicatania@gmail.com!
I bambini e la TV - parte prima
Bambini e tv: istruzioni per l’uso   Quante volte noi genitori ci siamo chiesti se un determinato programma fosse adatto ai nostri figli, o forse se lo stesso mezzo televisivo sia uno strumento utilizzabile dai bambini senza troppi rischi? Oggi, fra canali tematici, DVD e Internet, noi genitori siamo molto agevolati, ma a volte un po’ disorientati. Fra un eccesso di allarmismo e uno di noncuranza, penso che, come spesso succede, la virtù stia nel mezzo e sia i miei studi sociologici sia la mia esperienza di mamma finora me lo confermano. I punti chiave che tratterò in questo articolo introduttivo sull'argomento sono: tipi di programmi multimediali consigliati a seconda dell'età dei telespettatori, stima del target originario dei programmi, accessibilità degli stessi e modalità di fruizione.
L'età del telespettatore è il primo fattore da tenere in considerazione. Spesso leggiamo che che la televisione non andrebbe proposta ai bambini prima del compimento dei due anni (la fonte di riferimento è una serie di pubblicazioni dell’American Academic of Pediatrics; questo è il link originale: http://www.healthychildren.org/English/family-life/Media/Pages/Why-to-Avoid-TV-Before-Age-2.aspx). Ma alzi la mano chi è riuscito nell'intento di tenere lontani i propri figli dalla tv per due anni interi! Un po’ perché, volenti o nolenti, tutti spingiamo i nostri bambini a fare le cose sempre prima dell’età prestabilita (o davvero avete aspettato i 3 anni esatti per far giocare i vostri figli con le sorpresine Kinder e tutto quel mondo di giochini etichettato con “3+”, mi auguro naturalmente sotto la vostra attenta supervisione?); un po’ perché, una volta scoperto il potere ipnotico di Peppa Pig e compagnia, abbiamo ritrovato la possibilità di fare una doccia in sette minuti anziché tre, o anche di una cucinata veloce ma ininterrotta. Io per prima ho ceduto ai Barbapapà quando mia figlia aveva 18 mesi, complice un DVD regalatole a Natale, ma so che bambini anche più piccoli dedicano abitualmente una parte della loro giornata alla visione di cartoni animati (anche se non ho trovato dati recenti sulla situazione italiana: gli studi che di solito vengono citati, compresi quelli dell’Accademia Americana di Pediatria di cui si parlava sopra, si riferiscono ad altre realtà, specie a quella statunitense, ben diversa da quella italiana). In effetti vi è ormai una produzione ingente di programmi appositamente destinati ai bambini in età prescolare (dai 2-3 ai 5-6 anni, con qualcosa addirittura per fasce inferiori di età), molti dei quali sono stati pensati o comunque testati da psicologi, pedagogisti e simili che cercano di coniugare il ritorno economico richiesto dai produttori con la funzione educativa/istruttiva che si ritiene debba essere primaria visto il delicato target di riferimento. Ma è appropriato proporre queste serie ai piccolissimi? Sono davvero educative e/o utili? Prima di tutto, vorrei farvi riflettere sul rapporto che avete voi genitori con la televisione: a seconda del vostro vissuto sarete più o meno portati a ripetere la vostra esperienza con i vostri figli, compatibilmente con le conoscenze che avrete acquisito nei modi più disparati (libri, riviste, pareri di amici e parenti e, purtroppo spesso per ultimo, buon senso). Personalmente, ho alle spalle un passato da teledipendenza “soft” assolutamente positivo e fruttuoso (in quanto non solo non mi ha impedito di avere una vita ‘sociale’, fare sport ecc., ma mi ha anche portato a studiare sociologia dei media per approfondire i miei interessi), che però si è sviluppato in un contesto molto diverso da quello che vive oggi mia figlia, per cui sono stata portata a posticiparle la proposta televisiva, virando su sostituti che mi sembravano più opportuni per una bimba di pochi mesi che cominciava a parlottare: le videosigle.
L'importanza della musica per lo sviluppo cognitivo del bambino è stata più volte sottolineata e confermata dagli studi di settore (cfr. per esempio: http://www.acp.it/wp-content/uploads/Quaderni-acp-2011_181.pdf#page=13); se volete far avvicinare i vostri figli ai prodotti multimediali mi sento di consigliarvi senza ombra di dubbio questo approccio, più facilmente realizzabile tramite YouTube che con la televisione (a parte I cartoni dello Zecchino, trasmessi su RaiYoyo). I videoclip musicali possono essere brevi storie in miniatura, come appunto le trasposizione amimate delle più celebri canzoni dello Zecchino d'Oro; oppure consistere di musica e immagini, di solito inerenti alle parole della canzone, come le sigle dei vecchi cartoni animati della nostra infanzia. Mia figlia, ad esempio, amava la sigla di Hamtaro (dolce cricetino di cui consiglio la visione della serie animata a partire dai due-tre anni, o comunque da quando i bambini mostrano di interessarsi e di essere in grado di seguire storie lunghe circa venti minuti) e quella di... Mazinga (era la ninna nanna che le cantava il papà...). I vantaggi di questi tipi di "giochi' sono molteplici: i più evidenti sono che i bambini affinano il senso del ritmo, imparano con facilità molte parole (mia figlia per esempio a diciotto mesi diceva "oscurità", preferendolo al termine "buio"!) e cominciano a fare associazioni fra le parole, anche astratte, e le immagini).
Non bisogna però dimenticare che, come tutto quello che si fa a quell'età, è bene che i genitori siano presenti, soprattutto le prime volte: almeno fino ai due anni quando si propongono nuove sigle, e sempre in caso di bambini più piccoli.